Faria Città Vecchia e non Lesina - Pietro Hektorović (cittavvecchiano e non lesignano) per S. Ljubić (1873)
Oblast: Bibliofilski primerci
Artikal: 23200 : Tezina: 0.1 kg
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Izdavač: Tiskara i litografija C. Albrecta
Autor: Šime Ljubić
Opis: 1. izdanje, Zagabria (Zagreb) 1873, meki povez, stanje: vrlo dobro 4 -, str. 68, jezik: italijanski
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Od XVI veka do druge polovice XIX bilo je rasprava među naučnicima je li Faros (Faria) bio u
Hvaru ili u Starom Gradu. Raspravu je konačno zaključio Šime Ljubić
(1822. - 1896), istoričar i arheolog
poreklom iz Staroga Grada, osnivač Hrvatskog arheološkog društva
(1879.) i mnogo godina direktor Arheološkog muzeja u Splitu i Zagrebu.
1873. godine objavio je knjigu »Faria Citta Vecchia e non Lesina«
(Farija Stari Grad a ne Hvar) u kojoj je analizirao sve raspoložive
arheološke podatke, pisane izvore i komentare i koja je konačno
dokrajčila tu dugu i katkada žučnu raspravu.
Ljubic (Gliubich, Simeone), scrittore dalmata, nacque il 24 maggio a Cittavecchia, nell'isola di Lesina in Dalmazia. Compiti i primi studii in patria, i ginnasiali in varii Istituti dalmati e i teologici in Zara (1846), consacravasi alla cura d' anime. Nel novembre 1855 passava all' Università di Vienna, ove in ottobre 1857 fu approvato professore pei Ginnasii, ed ebbe tosto la cattedra di Storia e Geografia e di Lìngua e Letteratura slava presso il Ginnasio di Spalato. Durante lo studio (agosto 1856) fu mandato dalla Commissione ministeriale per la conservazione de' monumenti antichi, la quale io voleva suo segretario, a Trieste per assistere il dottor Kandler nella ricerca delle campagne coloniche romane, e in sulla fine del 1858 dal ministro Bach venne spedito a Venezia per raccogliere in quell'Archivio gli atti diplomatici risguardanti le due lingue turche in Dalmazia, Klek e Suttorina. Appena giunto a Venezia, ebbe dal Ministro stesso un posto in quell'Archivio, egli venne dato l'incarico d' aiutare l' ordinamento degli Archivii antichi della Repubblica. I primi cataloghi e schede in quel mondiale deposito di storia sono di sua mano. Nel dicembre 1861 fu mandato professore effettivo al Ginnasio superiore in Essek, di là nel 1863 a Fiume, donde nell' 868 passava in Agram qual direttore provvisorio del nuovo Museo del triregno. Nel seguente anno veniva scelto direttore effettivo. Politicamente tenne sempre coll' opposizione, ond' ebbe travagli molti. Lo studio fu sempre in lui, più che amore, passione. Ancora nella 5a Ginnasiale, fu stampato a nome del suo corso un suo Sonetto per solenne circostanza. Sapeva quasi tutte a mente le Tragedie dell'Alfieri, e scrisse allora una tragedia (Arato) e molte poesie d'occasione; voltava dallo slavo in italiano il poemetto «Il Parnaso;» raccoglieva Canti popolari slavi, Proverbi, Novelle, ec. Ritornando in patria, il dotto archeologo suo concittadino P. Nisileo piegavalo agli studii archeologico-storici, che non abbandonò più mai. Il Ljubic si pose tosto a far la raccolta di tutte le lapidi antiche dalmate (vedi Mommsen, Cor. In Lat., III); scrisse articoli per il Bullettino dell'Institute archeologico di Roma, e fu fatto corrispondente di esso e della Commissione di Vienna. Altri infiniti articoli pubblicava ne' patrii giornali di svariato argomento in italiano e slavo. Dal tempo del risorgimento della coltura slava in Dalmazia fu tra i primi e i più operosi. Fu anco uno dei più operosi collaboratori dei giornali letterarii di Zara, Zara Dalmatinska e la Dalmazia; scrisse una molta diffusa «Storia della Letteratura slava in Dalmazia,» e voltò in slavo quella dell' Einhoff scritta in francese. Dipoi egli pubblicò a vicenda in italiano, slavo, latino e tedesco lavori di maggior mole. L'anno di Grazia 1880 vide uno di tanti scandali, cosi frequenti nella vita culturale della Croazia, come in altri paesi. Due illustri personaggi litigavano a causa della fondazione del futuro Museo d'Arte ed Artigianato a Zagabria: il professore Izidor Kršnjavi (Našice, 1845-Zagabria,1927), storico d'arte e pittore, futuro ministro, che aveva l'intenzione di fondarlo ed il professore Don Šime Ljubić (Simeone Gliubich, Starigrad, 1822-1896), noto archeologo e direttore del Museum Nazionale di Zagabria, che, da parte sua, voleva impedire la creazione di un tal museo.
Ljubic (Gliubich, Simeone), scrittore dalmata, nacque il 24 maggio a Cittavecchia, nell'isola di Lesina in Dalmazia. Compiti i primi studii in patria, i ginnasiali in varii Istituti dalmati e i teologici in Zara (1846), consacravasi alla cura d' anime. Nel novembre 1855 passava all' Università di Vienna, ove in ottobre 1857 fu approvato professore pei Ginnasii, ed ebbe tosto la cattedra di Storia e Geografia e di Lìngua e Letteratura slava presso il Ginnasio di Spalato. Durante lo studio (agosto 1856) fu mandato dalla Commissione ministeriale per la conservazione de' monumenti antichi, la quale io voleva suo segretario, a Trieste per assistere il dottor Kandler nella ricerca delle campagne coloniche romane, e in sulla fine del 1858 dal ministro Bach venne spedito a Venezia per raccogliere in quell'Archivio gli atti diplomatici risguardanti le due lingue turche in Dalmazia, Klek e Suttorina. Appena giunto a Venezia, ebbe dal Ministro stesso un posto in quell'Archivio, egli venne dato l'incarico d' aiutare l' ordinamento degli Archivii antichi della Repubblica. I primi cataloghi e schede in quel mondiale deposito di storia sono di sua mano. Nel dicembre 1861 fu mandato professore effettivo al Ginnasio superiore in Essek, di là nel 1863 a Fiume, donde nell' 868 passava in Agram qual direttore provvisorio del nuovo Museo del triregno. Nel seguente anno veniva scelto direttore effettivo. Politicamente tenne sempre coll' opposizione, ond' ebbe travagli molti. Lo studio fu sempre in lui, più che amore, passione. Ancora nella 5a Ginnasiale, fu stampato a nome del suo corso un suo Sonetto per solenne circostanza. Sapeva quasi tutte a mente le Tragedie dell'Alfieri, e scrisse allora una tragedia (Arato) e molte poesie d'occasione; voltava dallo slavo in italiano il poemetto «Il Parnaso;» raccoglieva Canti popolari slavi, Proverbi, Novelle, ec. Ritornando in patria, il dotto archeologo suo concittadino P. Nisileo piegavalo agli studii archeologico-storici, che non abbandonò più mai. Il Ljubic si pose tosto a far la raccolta di tutte le lapidi antiche dalmate (vedi Mommsen, Cor. In Lat., III); scrisse articoli per il Bullettino dell'Institute archeologico di Roma, e fu fatto corrispondente di esso e della Commissione di Vienna. Altri infiniti articoli pubblicava ne' patrii giornali di svariato argomento in italiano e slavo. Dal tempo del risorgimento della coltura slava in Dalmazia fu tra i primi e i più operosi. Fu anco uno dei più operosi collaboratori dei giornali letterarii di Zara, Zara Dalmatinska e la Dalmazia; scrisse una molta diffusa «Storia della Letteratura slava in Dalmazia,» e voltò in slavo quella dell' Einhoff scritta in francese. Dipoi egli pubblicò a vicenda in italiano, slavo, latino e tedesco lavori di maggior mole. L'anno di Grazia 1880 vide uno di tanti scandali, cosi frequenti nella vita culturale della Croazia, come in altri paesi. Due illustri personaggi litigavano a causa della fondazione del futuro Museo d'Arte ed Artigianato a Zagabria: il professore Izidor Kršnjavi (Našice, 1845-Zagabria,1927), storico d'arte e pittore, futuro ministro, che aveva l'intenzione di fondarlo ed il professore Don Šime Ljubić (Simeone Gliubich, Starigrad, 1822-1896), noto archeologo e direttore del Museum Nazionale di Zagabria, che, da parte sua, voleva impedire la creazione di un tal museo.